Il sostegno del gruppo

I “tratti vincenti” del gruppo in pochi punti:

1) In un gruppo aumentano le potenziali fonti di rinforzo positivo. Oltre al conduttore ci sono infatti altri che mi ascoltano, mi supportano, si sforzano di capirmi e di aiutarmi a comprendermi di più.

2) Contemporaneamente posso vivere l’esperienza arricchente, non replicabile nella relazione classica “a due”, di poter essere io d’aiuto e sostegno per qualcun altro.

3) Il confronto in un ambiente comunitario protetto mi permette di fare l’esperienza di poter condividere con altri molto di più di quanto pensavo possibile, in merito a difficoltà, emozioni, comportamenti e quanto altro ho sempre ritenuto in me “strano”, “particolare”, “non condivisibile”, non “comprensibile”, sorprendendomi e confortandomi per l’esistenza in altri di esperienze molto simili alle mie.

4) Attraverso il medesimo confronto possono emergere con maggiore chiarezza d’altro canto individualità e punti di forza personali da apprezzare e consolidare sempre più.

5) Nel gruppo è possibile “portarsi a casa” molto alle volte anche “semplicemente” ascoltando gli altri per tutto il tempo.

6) Il gruppo è una “riproduzione” più “fedele” delle situazioni relazionali che, nella vita di tutti i giorni, ho vissuto e posso ancora vivere con disagio. Nel gruppo non c’è solo la “riproduzione” di mio padre o di mia madre, del professore, del capo ufficio, del vigile che mi ha multato e così via ma ci sono anche fratelli e sorelle, compagni di classe, colleghi, quelli che passavano di lì mentre il vigile mi multava e via dicendo. Al suo interno aumentano quindi le occasioni che si concretizzi quanto sopra affermato in merito al “vivere esperienze relazionali che mi permettano di imparare qualcosa di me modificando precedenti apprendimenti negativi”. Perché ciò accada è importante che le esperienze “di apprendimento” passate ed attuali abbiano punti di contatti e somiglianze tra loro.

7) Dal punto di vista terapeutico, e per ora ci fermiamo qua, il gruppo può rappresentare non solo una valida alternativa ma la modalità di intervento più efficace in molti casi, soprattutto perché in grado, se applicata da professionisti specializzati nella gestione del gruppo e non da “improvvisatori”, di porre gli individui, in tempi relativamente brevi, nelle condizioni di godere degli effetti positivi di un’ampia serie di “fattori terapeutici” che si attivano già solo per il fatto di ritrovarsi all’interno di un gruppo, indipendentemente da contenuti e metodologie. Per chi volesse approfondire questo aspetto, Irvin David Yalom è lo psichiatra e scrittore che ha individuato e descritto, elencandoli in maniera chiara, questi fattori terapeutici che potete acquisire reperendoli facilmente in rete, leggendo il suo testo Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo, scritto con Molyn Leszcz, o contattandomi senza alcun impegno.

8) Ultimo ma non trascurabile, in un momento di “tagli alle spese” proprio sul versante del benessere individuale, non è venale sottolineare fin da subito che, laddove ci si rivolga ad un percorso professionale a pagamento, quella di gruppo può risultare un’opportunità economicamente sostenibile senza risultare, lo ribadisco nuovamente, meno efficace della classica relazione di sostegno “a due”.

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